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giovedì 16 gennaio 2014

I veri costi della politica

Oggi qualunque politico voglia entrare nelle grazie del popolo, può riuscirci mettendo al centro della propria propaganda l'età anagrafica dei suoi collaboratori, l'abolizione dei privilegi della casta e la riduzione dei costi della politica.

Ma per quanto apprezzabili e condivisibili, siamo sicuri che queste manovre rappresentino davvero la soluzione a tutti i nostri problemi? 

I risparmi derivanti da un'eventuale razionalizzazione dei costi dell'apparato pubblico (abolizione province, abolizione senato, abolizione finanziamenti pubblici ai partiti, ecc..) sono stimati, nella più rosea delle previsioni, intorno a 1 miliardo di euro all'anno.

Certo, sembrerebbe una sommetta niente male, ma andiamo a vedere quanto si potrebbe risparmiare se i politici iniziassero più semplicemente a fare scelte razionali e oneste, rappresentando finalmente gli interessi di noi cittadini (insomma, se iniziassero a fare il lavoro per cui li paghiamo). 

Solo negli ultimi due anni i nostri politici (eletti da chi?) hanno regalato al beneficiario di turno:
  • 50 miliardi di euro per l'acquisto di 90 aerei caccia F-35;
  • 97 miliardi di euro condonati alle multinazionali del gioco d'azzardo;
  • 125 miliardi di euro da versare al MES + tagli per 50 miliardi di euro all'anno per 20 anni, in seguito alla ratifica del Fiscal Compact (ne abbiamo parlato in questo post).
Il punto è che i veri costi della politica non sono quelli per il finanziamento della macchina statale, ma bensì quelli derivanti da tutte le scelte fatte contro gli interessi del Paese. 

L'unico modo per individuare efficaci soluzioni al nostro attuale malessere è concentrarsi sulla natura dei problemi, analizzandone le vere cause (per esempio questaquestaquesta e anche questa). Chi, in un momento così tragico per la nostra nazione, considera come priorità assoluta la cosiddetta "rottamazione", non merita la nostra attenzione, perchè questa logica del "mal comune mezzo gaudio" ha come unico fine quello di renderci più sopportabili gli inutili sacrifici ai quali siamo e saremo chiamati.

I principi di giustizia ed equità sociale andrebbero interpretati al rialzo, verso un benessere collettivo, e non viceversa. 

Invece di concentrarsi su quanto togliere agli altri, cerchiamo di ottenere di meglio per noi stessi.

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