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mercoledì 19 febbraio 2014

Quale cambiamento?

Qualche giorno fa c'è stato l'atteso confronto tra Renzi e Grillo, i due volti nuovi della politica italiana. Purtroppo l'informazione ufficiale si è concentrata quasi esclusivamente sui toni, sulle battutine, per dirlo in una parola sul "gossip", tralasciando di approfondire argomenti ben più importanti.

Vogliamo distaccarci da questa superficialità diffusa ed affrontare un tema, tra quelli avanzati da Grillo, che per noi è fondamentale. Su euro e Europa ormai dovreste conoscere la nostra posizione (ultimamente ne abbiamo parlato qui), quindi questa volta vogliamo parlare di reddito di cittadinanza.

Vedete, il problema del modello capitalistico è che non si accontenta mai. Si investono montagne di soldi per farne ancora di più, e il sistema va avanti così, trainato dall'incentivo del profitto, che deve essere sempre maggiore. I profitti ovviamente sono dati dalla differenza tra ricavi e costi, quindi per incrementarli o si cerca di aumentare i ricavi o si cerca di diminuire i costi. E con la concorrenza spietata e ormai globalizzata in cui siamo stati catapultati, è evidente come la strada prescelta dal capitalismo sia la seconda. Assistiamo sempre più spesso infatti alla delocalizzazione di imprese italiane in Paesi dove il costo del lavoro è più basso, mentre quelle che decidono di restare in Italia, per lo meno quelle che se lo possono permettere, ricorrono in misura sempre maggiore all'automatizzazione del lavoro (per esempio nei supermercati le casse diventano automatiche).

Ciò che però spesso viene dimenticato è che ricavi e costi sono collegati tra loro, quindi diminuire i costi ha degli effetti anche sui ricavi. Se le imprese italiane preferiscono trasferirsi all'estero o comunque ridurre il personale umano, poi i prodotti chi li acquista?

Noi oggi ci troviamo in questa situazione: da un lato c'è un apparato produttivo dotato di tecnologie modernissime e in grado di offrie una quantità pressochè illimitata di prodotti; dall'altro c'è una gran parte della popolazione che percepisce redditi da fame o che non lavora proprio, e quindi non può permettersi di acquistare quei prodotti.

Il problema è questo, ed è innegabile. Allora andiamo a vedere le soluzioni che ci vengono proposte: la prima è quella di Renzi, ovvero flessibilizzazione del mercato del lavoro e smantellamento dei diritti dei lavoratori (in pratica, quindi, rendere il costo della nostra manodopera concorrenziale rispetto a quella polacca, quella cinese, e così via); la seconda proposta è invece quella avanzata da Grillo, ovvero la concessione del reddito di cittadinanza.

A nostro avviso quest'ultima è l'unica soluzione auspicabile, perchè reddito di cittadinanza significa dire alle grandi imprese che non siamo più costretti a lavorare per mangiare. Al giorno d'oggi infatti esistono migliaia di lavori ripetitivi, alienanti e meccanici che possono essere svolti con massima efficienza ed efficacia dalle macchine. Macchine che ormai, tra l'altro, hanno raggiunto livelli tecnologici incredibili. Allora perchè non mettere questo enorme progresso tecnologico al servizio dell'umanità, piuttosto che usarlo come ricatto per costringere i lavoratori ad accettare condizioni contrattuali peggiori?

Il nostro sacrificio non è più necessario, anzi, è divenuto controproducente, per noi e per l'intera società. A inizio '900 si pensava che nel 2000 il progresso tecnico avrebbe permesso agli uomini di lavorare solo 3 ore al giorno, ed effettivamente oggi questo sarebbe possibile. Non ci sarebbe più bisogno di operai in catena di montaggio, di operatori nei call-center o di cassieri che sono pagati per ripetere lo stesso gesto per 8 ore consecuitive. Abbiamo per la prima volta nella storia la possibilità di concentrarci su quelle attività che valorizzano l'uomo, sulle nostre capacità ed abilità uniche ed inimitabili, quelle che si basano sull'istinto, l'ingegno, l'esperienza e la creatività. Doti che nessuna macchina sarà mai in grado di replicare, sono quelle che hanno permesso la nostra evoluzione, e il progresso dell'umanità non potrà che passare dall'abbandono di qualsiasi genere di lavoro ripetitivo ed alienante.che non ha altro effetto che annullare le potenzialità umane e trasformarci in robot.

Lo Stato deve finanziare il progresso tecnologico, diffonderlo, per poi farne beneficiare l'intera popolazione attraverso una giusta redistribuzione della ricchezza generata dalle innovazioni stesse. Il progresso deve tornare al servizio dell'umanità, e non del profitto individuale.

Ci troviamo davanti ad una scelta: dominare il cambiamento oppure esserne dominati. Ancora una volta si tratta di scegliere tra schiavitù e libertà, ma questa volta siamo fiduciosi che faremo la scelta giusta.

1 commento:

  1. Sono completamente in accordo su quanto scritto ed aggiungerei che per liberare questo occorre iniziare mettendo in atto localmente delle situazioni come, per esempio, la moneta locale cioè di pagare una parte (25...30% con una moneta condivisa localmente in modo da attivare risorse per le aziende locali, fuori dal circuito bancario )...questo mette in atto la concorrenza del cliente vs la banca sottraendo potere economico e reinvestendo sul locale...ricordo una metafora : un cinese dopo aver raccolto delle piante mature ne ripianta altrettante nello stesso posto ma che matureranno col passare di altro tempo così da avere risorse per poterne disporre anche nel prossimo futuro... ora invece la moneta và in giro globalmente e localmente ne arriva sempre meno per effetto del ribasso del prezzo...

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