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giovedì 6 marzo 2014

Da Benigni a Sorrentino: cosa è cambiato?

Tutti noi abbiamo riso e pianto, meravigliosamente stupefatti di fronte alla grande bellezza di un capolavoro indiscusso del cinema italiano e mondiale, che 15 anni fa portava il suo strabiliante regista ed attore protagonista alla vittoria di tre Oscar (miglior film straniero, migliore attore protagonista, miglior colonna sonora). "La vita è bella" di Roberto Benigni è rimasto e rimarrà nella storia come un meraviglioso inno alla vita, all'amore, ai sentimenti, alla spontaneità, alla bellezza, alla positività. 

E se ci pensate, è l'impresa più difficile in assoluto, fare in modo che un film ambientato in buona parte in un campo di concentramento nazista venga classificato così. Pur nel pieno dell'orrore, nel culmine della cattiveria umana, nell'apoteosi dell'ingiustizia, riusciamo a sorridere grazie alla straordinaria umanità di un padre e al suo immenso amore per il figlio, grazie alla sua inventiva, alla sua tenacia, alla sua costante positività.

Dopo 15 anni è stato premiato con l'Oscar al miglior film straniero "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino. Mai titolo è stato più ingannevole, perchè spinge in qualche modo a pensare che i due ultimi film italiani vincitori dell'Oscar possano avere qualcosa in comune. Invece scorre tra i due un abisso incolmabile, perchè se "La vita è bella" è un inno alla gioia, anche nelle difficoltà e nell'orrore, "La grande bellezza" è l'apoteosi della malinconia, della nostalgia, del vuoto esistenziale di un uomo, e dell'intera società che lo circonda, pur se immersi nella meravigliosa e ineguagliabile atmosfera di una Roma davvero magica. E' la storia della decadenza e dell'abbruttimento interiore di una società fondata su valori totalmente sballati, fondata sul denaro, sul vizio, sull'ipocrisia, sul nulla. Fatta di persone che "non vanno da nessuna parte". Le loro vite sono vuote e inutili, affogate ogni giorno nel fasto spumeggiante di una festa diversa.

Nel corso del film il protagonista attraversa momenti di crescente consapevolezza dell'insensatezza di una simile esistenza, e disperatamente ne ricerca un significato più alto. Le sue riflessioni conclusive sono illuminanti per capire il messaggio del film:  "Finisce sempre così, con la morte, prima però c’è stata la vita, nascosta sotto i bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore: il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura, gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza e poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto nella coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo, bla bla bla bla. Altrove c’è l’altrove, io non mi occupo dell’altrove, dunque che questo romanzo abbia inizio. In fondo è solo un trucco, sì è solo un trucco."

Il senso della vita per Jep Gambardella è ricordare l'unico momento in cui si è sentito sopraffare dall'emozione, l'unico attimo in cui si è sentito davvero vivo, che da solo rende la sua vita degna di essere vissuta, per rivivere quel momento e raccontarlo, oltre che a se stesso, agli altri, tramite un romanzo. Ma è solo un trucco, perchè quel momento non tornerà più, e il ricordarlo dà un'emozione illusoria, che momentaneamente allontana dallo "squallore disgraziato" dell' "uomo miserabile". La natura umana è destinata, nella migliore delle ipotesi, alla sofferenza, quando riesce a sfuggire alla mediocrità. Per i più fortunati, ci sarà qualche sparuto attimo di bellezza e di felicità nel corso di tutta una vita, che la renderanno degna di essere vissuta. 

Crediamo che il confronto tra questi due capolavori metta in luce una visione della vita diametralmente opposta. Da un lato il nulla nel tutto, dall'altro il tutto nel nulla. Pessimismo e malinconia contro positività e gioia, due modi di essere che fanno entrambi parte di noi, della nostra natura umana così variegata e multiforme. Non è un caso che in un periodo così difficile e tetro per il nostro Paese emerga un sentimento di negatività diffuso, una disillusa consapevolezza di decadenza e di disfatta che lascia un sapore amaro in bocca, ma non possiamo permettere che questo uccida la speranza.

E' proprio nei momenti di difficoltà che dobbiamo trovare il coraggio e la forza di lottare, senza abbandonarci alla facile disperazione, alla rassegnazione e all'apatia. "La grande bellezza" mostra un'Italia che ha ormai toccato il fondo, ma è "La vita è bella" che ci indica la strada verso la salvezza. Prendiamo quindi esempio da Guido-Benigni, che ci insegna come, persino se sopraffatti dalla paura e dalla disperazione, abbiamo dentro di noi una forza straordinaria, sta a noi e soltanto a noi tirarla fuori. 

Non smettiamo mai di lottare per ciò che amiamo, perchè la vita è bella.


1 commento:

  1. Bellissimo pezzo, da condividere in toto. Ho rivisto il trailer della vita è bella e mi sono ancora emozionato. Roberto in quell'occasione è stato di una grandiosità senza pari. Grazie di avermelo fatto ricordare.

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