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giovedì 29 maggio 2014

I mercati non si accontentano di 80 euro: ecco cosa pretendono

A pochi giorni dalla vittoria schiacciante alle europee, Renzi deve fare i conti con i mercati. Perchè se in patria il 40,81% dei votanti gli ha conferito una delega piena e indiscussa, una fiducia senza se e senza ma, l'agenzia di rating Fitch ritiene rassicurante e soddisfacente il successo elettorale del premier, ma si dimostra ben più esigente degli 11 milioni di elettori PD. La Fitch infatti, come riportato in questo articolo, ora pretende le riforme per poter considerare stabile e migliorata la situazione del nostro Paese. 

Innanzitutto ci chiediamo: è davvero un buon segno se i mercati sono rassicurati dal consolidamento del governo Renzi? Ci ricordiamo tutti come nel 2011 Mario Monti ci sia stato imposto proprio dai mercati, dopo che gli stessi avevano di fatto provocato il fallimento del nostro Paese, oltre che del governo Berlusconi. Una volta insediato, il bravo curatore fallimentare Monti ha ripagato coi nostri soldi, a suon di tagli e nuove tasse, una parte dei crediti delle banche tedesche e francesi, con le sue celebri manovre "lacrime e sangue". Per chi se ne fosse dimenticato, tra i vari provvedimenti all'insegna del rigore e dell'austerity attuati dal governo Monti, abbiamo avuto un aumento generalizzato dell'età pensionabile (accompagnato tra l'altro dal gravissimo problema degli esodati), un sostanzioso aumento delle tasse (in primis l'aumento dell'IVA di due punti percentuali), l'entrata in vigore dell'IMU, tagli ai posti letto negli ospedali, ecc...


Già questa breve parentesi dovrebbe farci riflettere sul vero significato della parola "riforme". Se un tempo infatti questa parola indicava provvedimenti legislativi che miravano a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e dei cittadini in generale, oggi "riformista" è solo un’etichetta che chiunque può appiccicarsi addosso, e sono riformisti coloro che chiedono di ridimensionare drasticamente istituzioni e diritti introdotti dalla democrazia, come il welfare state, che minacciano l’efficienza e la competitività del mercato. Se le varie "riforme" di Monti non vi sono bastate a chiarire il concetto, passiamo ad esaminare l'operato del nostro acclamato Presidente del Consiglio. Pensate, per esempio, alla "riforma" di Renzi sul mercato del lavoro, che ha di fatto legittimato il precariato a vita (avevamo approfondito il Job Act in questo articolo). Per non parlare poi della cosiddetta "riforma" sull'abolizione delle Province, che non solo non le ha abolite, ma rese semplicemente non elettive (in linea, del resto, con altri provvedimenti annunciati, come la riforma al Senato e l'Italicum, che tendono verso una democrazia sempre più mutilata), ma addirittura ha aumentato l'organico dei consiglieri regionali e comunali di 25000 unità circa. Queste sono le "riforme" che ci ha fatto assaggiare Renzi finora, ma la Fitch, e i mercati in generale, pretendono molto di più. Renzi sarà l'uomo delle svendite del patrimonio pubblico al miglior offerente e delle privatizzazioni selvagge, come sta già dimostrando, ad esempio, con la proposta di vendere Raiway per 150 milioni di euro nonostante sia appena stata ristrutturata per la modica cifra di 700 milioni e sia la società che possiede la diffusione del segnale televisivo in tutto il territorio italiano (ci rendiamo conto?). E Renzi, come continua lui stesso a ripeterci, sarà anche l'uomo che rispetterà in toto le regole dell'Unione Europea, come il Fiscal Compact, che dal prossimo anno ci obbligherà a racimolare, tra tagli e nuove tasse, circa 50 miliardi di euro all'anno, per 20 anni (potete approfondire qui).


Ma una volta compreso che delle cosiddette "riforme" dobbiamo seriamente iniziare ad avere paura, come anche della fiducia dei mercati, è utile riflettere su cosa effettivamente questi siano. Il nostro sistema economico viene definito un'economia di mercato, e viviamo nel mito della libera concorrenza, che porterebbe effetti benefici se lasciata dispiegare in modo sempre più incontrollato, nonostante la spinta sia data solo ed esclusivamente dalla ricerca del profitto. Ed è proprio questa l'ideologia di fondo che sta alla base delle politiche economiche di deregolamentazione dei mercati e di privatizzazione dell'economia imposte dall'Unione Europea ai singoli stati membri. La cosa fondamentale da comprendere è che in realtà mercato sta per capitalismo, ovvero proprietà privata dei mezzi di produzione, non regolata da obiettivi razionali del sistema nel suo complesso. Questo sistema di produzione, che bisognerebbe tornare a chiamare con il suo nome, ha causato i peggiori disastri immaginabili, a partire dal surriscaldamento globale, passando per innumerevoli guerre combattute solo per poter vendere armi, fino alla continua instillazione di sempre nuovi bisogni e insoddisfazione in noi poveri consumatori. Il sistema capitalistico causa tutto questo non per una cattiveria intrinseca, ma semplicemente per poter continuare ad esistere, trascinandoci inesorabilmente in una spirale di spreco e ingiustizie. Come si evince chiaramente dall'interessante saggio di Vladimiro Giacchè, La fabbrica del falso, il mercato è solo un prestanome per nascondere quella parola non troppo gradita, che oggi infatti non viene quasi più nominata, cioè capitalismo. E continuare a credere che questo sistema possa essere benefico nonostante sia contraddistinto esclusivamente dalla ricerca del profitto personale è la vera menzogna su cui si basa tutta la nostra società.

Gli Stati, in particolare quando spogliati di ogni sovranità come nel caso dell'Italia, si limitano ormai a garantire la migliore esecuzione amministrativa alle scelte che vengono assunte da chi detiene il potere economico, ovvero le grandi multinazionali e le grandi banche. Non c'è quindi da stupirsi se la Goldman Sachs, come spiegato in questo articolo, a fine gennaio lamentava il fatto che l'Italia fosse troppo poco competitiva, e richiedeva urgentemente riforme strutturali. Allo stesso modo non c'è da stupirsi se oggi è la Fitch a fare le sue stesse richieste. Ciò che invece dovrebbe stupire è che ben 11 milioni di nostri concittadini, lo scorso 25 maggio, abbiano legittimato il terzo uomo consecutivo espressamente voluto dai mercati, proprio come i suoi due predecessori non eletti prima di lui, per rispettare con zelo e convinzione tutti i diktat finanziari. 

Insomma, nonostante gli slogan a effetto che sembrano promettere un cambiamento radicale rispetto al passato ("L'Italia cambia verso", #SenzaPaura, ecc...), la realtà che ci aspetta è ben diversa. Proprio oggi infatti Mario Monti è uscito alla scoperto dichiarando che Renzi segue la sua stessa linea politica e la sua stessa agenda (potete approfondire qui). Stupiti? Certo, siamo d'accordo con voi, il bullo fiorentino è più giovane e sorridente, confeziona battute spesso originali e vivaci, ma i fatti sono fatti, scherzi a parte.

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