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venerdì 16 maggio 2014

Questa volta è l'ISTAT a sbugiardare Renzi: rosiconi anche loro?

Dopo questa dichiarazione dell'eurodeputata tedesca Ska Keller, che a Ballarò spiegava come l'euro effettivamente avvantaggi le esportazioni tedesche ai danni di quelle degli altri partners europei, ecco che arrivano i dati Istat relativi alla crescita in Italia nel primo trimestre del 2014 a ribadire il concetto. 

Tanto per far capire la gravità di questi dati, si consideri che non registravamo livelli così bassi di PIL dal 2000, il che equivale a dire che siamo tornati indietro di ben 14 anni! In pratica, il PIL italiano è diminuito dello 0,1% rispetto all'ultimo trimestre del 2013 e dello 0,5% rispetto al primo trimestre del 2013, e se la situazione dovesse restare invariata chiuderemmo il 2014 con una crescita del PIL pari al -0,2%. Ben un punto percentuale in meno rispetto al +0,8% previsto dal governo Renzi nel suo DEF di aprile, stima che a detta dello stesso Presidente del Consiglio doveva addirittura essere prudenziale. 

D'ora in avanti, quindi, Monti, Letta e Renzi non saranno più accomunati dal solo fatto di non essere passati dalle elezioni prima di diventare Presidenti del Consiglio, ma anche da una fervida immaginazione economica in grado di trasformarsi regolarmente in gaffes mostruose. Siamo passati dalla famosa "luce in fondo al tunnel" di Monti nel 2012 ai "reali segnali di ripresa" di Letta nel 2013 per giungere infine alla nuova e delirante illusione renziana sul 2014. Insomma, ancora non ci siamo stufati di credere alle menzogne dei burattini mandati da Bruxelles?

Finchè resteremo in questo sistema dell'euro nessuna ripresa economica sarà possibile, e ciò tendenzialmente per due ragioni. Innanzi tutto perchè l'euro è lo strumento per mezzo del quale l'Unione Europea (leggi Germania) può imporci le proprie politiche di austerity e, in secondo luogo, perchè l'euro ha reso molto meno competitive le nostre esportazioni (qui abbiamo spiegato come funziona). Mentre le politiche di austerity, fatte di tagli e tasse, non fanno altro che annichilire la domanda interna dei Paesi, mettendone in ginocchio il tessuto produttivo, l'euro non permette a queste aziende, sempre più schiacciate dai debiti e dalle tasse, neppure di trovare sbocco sul mercato estero. Ecco perchè non dobbiamo stupirci se anche in questo primo trimestre del 2014 in Italia hanno chiuso i battenti ben 3811 aziende (+4,6% rispetto al primo trimestre del 2013: qui la fonte) e la situazione non accenna a migliorare.

Stando all'interno dei vincoli comunitari non saremo mai in grado di risolvere il più grave problema che affligge la nostra economia, cioè quel livello esorbitante di tassazione che da anni rende la pressione fiscale italiana la più pesante al mondo (lo dice il Sole24Ore in questo articolo). Anzi, la tassazione in Italia non potrà che aumentare sempre più, soprattutto a partire dall'anno prossimo per via del Fiscal Compact. Per questo il bonus di 80 euro proposto da Renzi non è altro che voto di scambio: perchè non avrà alcun effetto sulla crescita. Questo, in primis, in quanto non si tratta di una misura strutturale (che varrà per sempre), ma per l'appunto di un bonus concesso solo per il 2014 e, in secondo luogo, in quanto, proprio per via dei rigidi vincoli comunitari, ad ogni diminuzione di tasse devono corrispondere necessariamente maggiori entrate per lo Stato da altre vie, ed ecco quindi sbucare aumenti della TASI, delle accise, ecc. D'altronde lo stesso DEF varato dal governo Renzi ammette nero su bianco che nel 2014 la pressione fiscale aumenterà dello 0,2% rispetto al 2013, quindi di cosa stiamo parlando? 

Dovremmo smetterla, una volta per tutte, di credere ciecamente ai governi di nominati che si avvicendano alla guida del nostro Paese e che, tra una promessa e l'altra, ci stanno traghettando verso la Grecia. Alle prossime elezioni europee del 25 maggio avremo finalmente la grande possibilità di manifestare, tramite il voto, il nostro netto dissenso verso questo sistema eurocratico dominato dalla finanza e verso i suoi servi fedeli. Se saremo tanti non potranno più ignorarci, e potremo legittimamente pretendere nuove elezioni politiche. E' la nostra ultima occasione di farci sentire, in modo democratico, prima del 2018, scadenza apposta da Renzi al suo stesso mandato. Non ce ne saranno altre.

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